VINCENZO NIBALI
Un campione moderno e antico
con la voglia di non arrendersi mai.
Nasce a Messina il 14 novembre 1984, attualmente gareggia per l’Astana Pro Team.
Lo avvia al ciclismo il padre, Salvatore. Il debutto è tardivo, da Esordiente, con un secondo posto che stupisce. Per crescere in bici deve lasciare
la Sicilia, approda in Toscana dove gareggia per il GS Mastromarco sino agli Under 23. Lo battezzano lì “Squalo dello Stretto”, per le origini ma soprattutto perché corre sempre all’attacco.
Nel 2005 passa al professionismo con la Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti, non vince ma si fa notare. Dall’anno successivo è alla Liquigas dove rimarrà sino al 2012. Con i verde-blu ottiene i suoi primi successi, al GP di Plouay e in una tappa della Coppi e Bartali.
Il 2008 sancisce la sua crescita, vince il Giro del Trentino, si mette in evidenza al Giro e al Tour in cui l’anno dopo è nono, sfidando Contador.
La consacrazione è del 2010, quando al Giro veste in rosa per tre giorni, vince una tappa ad Asolo e chiude al terzo posto. Poi in Spagna senza ambizioni, vince a sorpresa la Vuelta. Il 2011 lo vede secondo al Giro, dopo squalifica di Contador.
Nel 2012 si sposa con Rachele e chiude al terzo posto il Tour. Nel 2013 approda alla Astana, maglia con cui ottiene la vittoria al Giro e il secondo posto alla Vuelta. Il 2014 è un anno magico con la maglia tricolore e lo strepitoso successo al Tour de France, dove stupisce tutti: vince da finisseur a Sheffield e galleggia sul pavé della quinta tappa, che costa a Froome il ritiro per caduta. Il Tour perde anche Contador per una frattura ma Nibali legittima con altre due vittorie in salita il suo dominio, sedici anni dopo il successo di Marco Pantani. Per lui la Triplice Corona, come vincitore
dei tre Grandi Giri.
Nel 2015 bissa il titolo italiano e vince il Giro di Lombardia con un’azione perentoria.
Nel 2016 il bis al Giro d’Italia di cui viene a capo nell’estremo finale. Solo una caduta nella prova olimpica di Rio de Janeiro gli impedisce di conquistare una medaglia che avrebbe ampiamente meritato, come promotore dell’azione decisiva.