CLAUDIO CHIAPPUCCI
Claudio Chiappucci, varesino di Uboldo, classe ’63, è un campione di ciclismo alla maniera antica, un campione di coraggio e di grinta, di quelli che da sempre piacciono agli appassionati. Mai banale nelle sue vittorie, che ha saputo emozionare e lasciare un segno quando coglieva un risultato importante.
Due perle illuminano una carriera eccellente, proprio per la qualità delle affermazioni. Innanzitutto la Milano-Sanremo del ’91, una classica che sulla carta sembrava poco adatta alle sue caratteristiche, dedicata ai velocisti e che Claudio invece ha vinto per distacco attaccando addirittura nella discesa dal Turchino, come si faceva ai tempi gloriosi di Coppi e Bartali. Ha attaccato con altri coraggiosi e li ha eliminati poi tutti per strada, per ultimo il danese Sorensen salendo al Poggio, per presentarsi tutto solo in corso Cavallotti a Sanremo.
L’altra perla è una semplice tappa del Tour de France. Ma che tappa, che impresa! Ci riferiamo al colpaccio realizzato a Sestriere nel ’92, una fuga infinita sulle montagne francesi alpine, solo davanti a tutti sull’Iseran, solo in Val Susa ed al traguardo, costringendo Indurain e Bugno ad una inutile caccia. Una vera e propria leggendaria impresa.
E poi quella maglia a pois di leader degli scalatori in Francia indossata due volte. E tre volte la maglia verde di miglior scalatore al Giro d’Italia. Il suo rapporto col Giro è sempre stato importante, anche se a volte sofferto, cinque volte fra i primi cinque nella classifica finale, tre volte sul podio, mai purtroppo in maglia rosa.
Ma al di là del Giro, in assoluto due corse Chiappucci avrebbe meritato di vincere e non ha vinto per mera sfortuna e per una serie di errori altrui non certo suoi. Due corse che gli avrebbero davvero cambiato la carriera. Ci riferiamo al Tour de France ’90 ed al Mondiale ’94 di Agrigento.
Il Tour ’90 contro Greg LeMond, la corsa della sua rivelazione ai vertici del ciclismo mondiale, quella fuga nella tappa d’avvio, dieci minuti di vantaggio, la maglia gialla sulle Alpi, le stoccate sui Pirenei con l’americano che riesce a rimontarlo soltanto nell’ultima crono. In quanto al mondiale in terra siciliana, lo gettarono al vento gli azzurri nel gran finale.
E poi vittorie e piazzamenti su tutti i fronti, in Italia ed all’estero, nelle corse di un giorno ed in quelle di più giorni, sempre con quella caratteristica: il gusto dell’impresa e dell’attacco contro tutti e contro tutto. Ecco perché Claudio è fra i campioni di ciclismo di tutti i tempi più amato dalla gente. Ed è anche per questo motivo che lui, passata da poco la cinquantina, continua a pedalare sulle strade del mondo per passione e per diletto, sempre attorniato sui tantissimi ammiratori che sempre lo seguono con entusiasmo ed emozione.