Premio Internazionale Vincenzo Torriani | I Premiati 2021
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I Premiati 2021

PETER SAGAN

 

Un campione nello sport e nella vita.
Combattente, tenace, esemplare nelle vittorie e nelle sconfitte.

 

Peter Sagan, classe 1990, si è cimentato con successo su tutti i fronti: in sella a 9 anni, primeggia nella mountain bike da adolescente poi affronta il ciclocross e si afferma come stradista di straordinario talento. Il campione slovacco è un fenomeno nelle gare di un giorno, capace di vincere in volata di gruppo e con azioni da finisseur quando il traguardo è vicino. Merito della sua esplosività, ma non gli fa difetto il fondo e il passo. In montagna si difende, quando serve. Ben merita i soprannomi – Tourminator e Hulk –  anche se preferisce il primo, arguto, mentre per l’altro nomignolo confessa di non essere “verde di carnagione”.

La carriera di Sagan è riassumibile nelle perle che la costellano: tre volte consecutive campione del mondo in linea (2015,2016,2017), primo e unico capace di farlo da favorito assoluto e senza una nazionale che lo spalleggiasse; tre volte a segno nella Gand-Wevelgem (2013, 2016, 2018); un Giro delle Fiandre (2016) e una Parigi-Roubaix (2018). Al suo palmares vanno aggiunte le dodici tappe e le sette maglie della classifica a punti al Tour de France oltre a quattro tappe della Vuelta a Espana.

Quest’anno ha partecipato per la prima volta al Giro d’Italia (vincitore a Tortoreto Lido).

Aldilà delle sue capacità tecnico-agonistiche Sagan è dagli esordi al professionismo (2009) un autentico ambasciatore del ciclismo. Per il carattere, per la caparbietà,  ma soprattutto per la voglia, mai sopita, di capire il  mondo. Peter è un uomo intelligente e dotato di humour, mai disposto alla banalità, incapace di risposte prefabbricate. Un uomo del suo tempo che si interroga su tutto.

Non per caso Sagan da tre anni è ambasciatore unico del C40, l’associazione delle più grandi città del mondo che promuove l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto ecologico e sano. Da qualche mese è uno degli ambasciatori della Fondazione della Principessa Charlène di Monaco che lotta contro l’annegamento, fenomeno che colpisce i  bimbi del terzo mondo che non sanno nuotare. Il suo  impegno è garantito anche a Outride, una fondazione promossa da Specialized che aiuta i bimbi con problemi a scuola attraverso pedalate e allenamenti in bici.

PIER AUGUSTO STAGI

 

“Una bici sola al comando…“
Lui a seguirne le scie e i protagonisti. La sua vita è proprio “ Tuttobicinews”!

 

Pier Augusto Stagi, il maggiore di tre maschi, nasce casualmente per un parto prematuro a Torino il 1° maggio 1962 da genitori toscani. Vive da sempre a Milano dove la famiglia ha seguito il padre, stimato direttore di uno stabilimento di marmi e graniti, a seguito delle sue esperienze sulle Alpi Apuane.

Pier Augusto intraprende la professione di giornalista dopo essersi cimentato in bici da dilettante, con i colori della Bruzzanese Brill, su bici Pettenella, presidente l’indimenticato Eugenio Rimoldi, “papà” del Piccolo Giro di Lombardia. Dopo le esperienze a L’Unità e a La Notte, quotidiani per i quali segue due Mondiali di calcio (Italia 90 e Usa 4) e alcuni Giri d’Italia e Tour de France, da oltre vent’anni scrive e racconta il ciclismo per Avvenire, il Giornale e Radio 24.

Una prima svolta la vive nel 1994 quando il presidente Raffaele Carlesso gli affida il ruolo di addetto stampa della Federciclismo, incarico che terrà per due anni, quando decide di dare vita a un mensile specializzato, tuttoBICI, per non incorrere nel conflitto d’interessi. L’avventura del giornale, cui seguiranno nel tempo due seguitissimi siti  – www.tuttobiciweb.it e www.tuttobicitech.it – si fa difficile quando Stagi scopre che l’editore non ha mai pagato nel primo anno tutti i collaboratori. Per questo si dimette. Lo seguono i due redattori. Da qui la negoziazione per acquisire  la testata che rende i tre soci e imprenditori. 

Aldilà dei rapporti con i corridori, sempre ottimali, Stagi deve molto a due persone che gli sono state al fianco:  Giorgio Squinzi e Ennio Doris, per i quali ha scritto due volumi di successo: Cubetti di gloria, la storia di Mapei, scritta con Cristiano Gatti e Angelo Costa,  e Un Giro intorno a me in tandem con Ennio Doris.

LINUS

 

Grande affabulatore e protagonista del mondo della comunicazione.
Ha scoperto tardi la passione per la bici e si è messo a pedalare.

 

Pasquale Di Molfetta, in arte Linus, classe 1957, perugino di Foligno, genitori entrambi pugliesi, deve il nomignolo a un professore delle medie che glielo affibbiò prima del trasferimento della famiglia a Milano. Il nome d’arte gli ha portato fortuna senza nulla riconoscere a Charles M. Schulz, papà dei Peanuts, in termini di diritti.

Il padre, musicista dilettante, gli trasmette la passione per il mondo delle note. Esordisce come disc jockey alla fine degli anni 70, lavora per alcune emittenti private di Milano e dintorni sino a quando Claudio Cecchetto nel 1984 lo chiama a Radio Deejay, che scalerà con pieno merito sino a diventarne nel 1996 direttore artistico cogliendo anche parecchie soddisfazioni con Deejay television.

La carriera proseguirà, sempre nell’ambito del gruppo GEDI (Repubblica, L’Espresso, Radio Capital e molto altro) sino all’incarico di direttore editoriale del polo radiofonico la scorsa primavera. A lungo con lui il fratello minore Albertino, anch’egli dj, senza che la competizione offuschi il loro rapporto.

Eclettico, Linus si misura con il mondo radiotelevisivo nelle vesti di speaker, dj, conduttore, autore e apprezzato ospite. Da opinionista si segnala nel mondo dello sport che ben conosce e frequenta spendendosi come runner, senza ambizioni di risultato ma con ammirevole costanza. Dal 2005 organizza le Deejay Ten, corse non competitive di grande successo, a Milano, Firenze e Bari. Dal 2009 è presidente onorario della Milano City Marathon di cui ha contribuito a ridefinire percorso, formula e calendario.

Dal 2012 i sovraccarichi imposti dalla corsa a caviglie e ginocchia lo inducono a sperimentare la bicicletta. Dapprima timide uscite poi una crescente passione sotto la guida di Davide Cassani, che gli suggerisce come e quando cimentarsi.

PREMIO CUORE D’ARGENTO

DINO ZANDEGU’

 

Dino Zandegù, veneto di Rubano, ottant’anni volati come i suoi sprint, è stato un fior di passista veloce negli anni dal 1963 al 1972, quando ha vinto ben sei tappe al Giro d’Italia e la prima edizione della Tirreno-Adriatico. Ma la perla della sua carriera è il Giro delle Fiandre, edizione 1967, quando ha sbaragliato il Gotha del ciclismo del suo tempo.

Già da corridore amava cantare e questo lo ha reso subito popolarissimo, sino a diventare, sceso di bici, un apprezzato ospite televisivo, sempre invitato a simpatiche esibizioni con parodie di celebri motivi popolari. A suo modo un poeta della bicicletta, esuberante nel suo affrontare la vita, piena di aneddoti a suo dire “veri al 95 per cento”.